20 OTTOBRE
IN MEMORIA DEL DIO PAN
Plutarco ci parla in modo profetico raccontando che quando, all’epoca di Tiberio, il marinaio Tamo annunciò che il Grande Pan era morto, un grido di dolore attraversò tutta la terra, perché si comprese che con Lui un mondo intero era morto.
Tutto ciò causò una perdizione dell’anima che possedeva quell’innato potere profetico che si “attivava” nei sogni, visioni e nell’ora della morte.
Questo fu il motivo del tramonto degli oracoli e della morte degli Dèì: non la morte del Vivente, ma la perdita da parte dell’uomo della capacità di poterlo comprendere come in passato, avendo la superstizione sostituito il Sacro Sapere.
Pan è la divinità della campagna, delle selve e dei pascoli. Il suo nome deriva dal greco paein ovvero “pascolare”, simile a πᾶν, che significa “tutto”. Associato all’eroe solare vedico Pushan , il cui nome, dal verbo sanscrito pūṣyati, significherebbe “colui che fa prosperare”. Inoltre è assimilato a Phanes (Φάνης, da φαίνω phainō , “che porta la luce”), altro nome di Protogonos (Πρωτογόνος, “primo nato”). In alcuni miti è descritto come la divinità più antica che insegnò l’arte divinatoria ad Apollo. Da qui il titolo che è una similitudine tra “Pan è morto” di Plutarco e il celebre aforisma di Nietzsche “Dio è morto e noi l’abbiamo ucciso” che troviamo nella sua opera “La Gaia Scienza” che recita: ” Dio è morto. Dio resta morto. E noi l’abbiamo ucciso. Come potremmo sentirci a posto, noi assassini di tutti gli assassini? Nulla esisteva di più sacro e grande in tutto il mondo, ed ora è sanguinante sotto le nostre ginocchia: chi ci ripulirà dal sangue? Che acqua useremo per lavarci? Che festività di perdono, che sacro gioco dovremo inventarci? Non è forse la grandezza di questa morte troppo grande per noi? Non dovremmo forse diventare divinità semplicemente per esserne degni?“. Esso va interpretato come un preludio per un mondo che finisce, dato dallo smarrimento morale\metafisico che lo teneva in vita. E’ la perdita di una sacralità che avrebbe portato inevitabilmente al nichilismo. I segni dell’imminente “Ragnarok” sono da vedere nell’attacco alla Civiltà nel senso più alto del termine, e con esso la fine di tutto ciò che ha prodotto.
Pan è morto, perché l’uomo ha ucciso se stesso e il divino insito in sè. Affermare che il Dio Caprone sia ancora in vita, senza avvertire la stretta necessità di risvegliare se stessi è solo un inutile esercizio di superstizione e non di arcaica religiosità.
(fonte: http://www.ereticamente.net/2015/06/pan-e-morto-e-noi-labbiamo-ucciso.html)
Se il corvo dovesse prenderti per i capelli E far sedere un re scarlatto Sulla ripida scala del cuore
Allora sì che vedrai luoghi meravigliosi
Cristallo che si frantuma Sotto uno sguardo infuriato verde cupo
Uno sguardo infuriato verde cupo, che proviene da occhi infuocati,
da sorgenti dell’ambra più scura –puoi circondare il tuo castello di rovi,
ma Pan troverà la tua camera lo stesso
La fiamma che brucia, la canzone che uccide, quando ne senti le parole.
Che il Panico ci rincorra nel labirinto, Ma Pan sta solo suonando.
Riempilo fino all’orlo, non dire quando, bevi a sazietà e bevi ancora.
Ascolta l’oceano sonante Riempilo fino all’orlo, non dire quando, bevi a sazietà e bevi ancora,
ascolta l’oceano sonante. Riempilo fino all’orlo, non dire quando, è Pan che continua a versarti da bere
Ha mani di noce, gli occhi di un orso
Colui che cerca le sue preoccupazioni Potrà trovare lo stesso respiro Lui ti tenta e ti avverte
Il fuoco che tiene a bada il freddo È la stessa fiamma che brucia
La fiamma che brucia, la canzone che uccide, quando ne senti le parole –
Che il Panico ci rincorra nel labirinto, Ma Pan sta solo suonando.
Riempilo fino all’orlo, non dire quando, bevi a sazietà e bevi ancora.
Ascolta l’oceano sonante Riempilo fino all’orlo, non dire quando,
è Pan che continua a versarti da bere
L’Oscuro guardiano dalle sopracciglia aggrovigliate
Mette un dito davanti alla sue labbra, ora non voglio più sentir parlare di giuramenti,
di promesse che non manterremo mai, del sogno segreto che svanisce al risveglio
Mentre ci risvegliamo, Mentre ci sfreghiamo gli occhi
Per far crescere le lacrime salate, puoi coprirti le orecchie per affogare la sue grida
eppure Pan continua a chiamare.
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