Le fiabe ci parlano di noi, ci aiutano ad esplorare, in leggerezza, noi stessi e la nostra storia personale, ci mostrano i nostri blocchi, le nostre paure, gli ostacoli, ci indicano la via da seguire per raggiungere i nostri scopi.
Ascoltare o raccontare fiabe, attiva la nostra IMMAGINAZIONE (imago-agere), la nostra creatività, risveglia archetipi (funzioni vitali) che ci permettono di osservare il nostro “regno”, prendere decisioni, mettere in atto l’azione, connetterci con la magia e il “meraviglioso”, che si trova davanti ai nostri occhi, nella vita di tutti i giorni, attingere ad energie addormentate, scoprire tesori nascosti, operare la trasformazione, per realizzare i nostri sogni e le nostre aspirazioni.
Le fiabe applicate al Counseling, all’art-counseling, sono uno strumento efficace, che permette di raccontare e raccontarsi, esprimere emozioni, elaborare eventi, attraverso l’uso di immagini archetipiche e metafore.
Come in un sogno, ad occhi aperti, raccontiamo eventi, situazioni, incontri, alla ricerca di significati, di soluzioni e trasformazioni. Assaporiamo la poesia della fiaba, ne sentiamo il sapore, ma il processo di assimilazione e digestione avviene, in profondità, autonomamente, senza che noi ce ne accorgiamo.
Il potere delle immagini e delle parole, nascoste nei simboli profondi, sono messaggi che parlano alla nostra anima, di verità luminose, che aspettano solo di venire alla luce.
L’uso dei Tarocchi fiabeschi, facilita l’esplorazione e il dialogo, con le varie parti di noi, mostra l’accesso a mondi multidimensionali.
Modificando l’immaginario, modifichiamo gli eventi e le emozioni collegate ed essi, allarghiamo la visione e andiamo oltre l’apparenza, osservando da altre prospettive, ci apriamo a nuove ri-velazioni e possibilità.
Modificando l’immaginario, modifichiamo i nostri pensieri, le nostre idee, il nostro corpo, parliamo alle nostre cellule e al nostro DNA….
(Paola Biato)
Nelle fiabe, come nella vita, vi sono varie fasi.
Il felice superamento di una fase rende
possibile l'accesso a quella seguente.
Incorporata in ogni fase c'è un compito evolutivo.
IMMAGINAZIONE (imago agere)
Per J. Hillman la caratteristica fondamentale della psiche è quella di produrre immagini.
Le percezioni che provengono dall'esterno e quelle che riguardano lo stato interiore dell'organismo o gli stati affettivi, sono rielaborati e rappresentati attraverso immagini.
Come dice Hillman non è l'uomo che va curato ma le immagini del suo ricordo perché il modo in cui ci raccontiamo e immaginiamo la nostra storia, influenza il corso della nostra vita (p.29)…
"Questo tipo di processo di guarigione per mezzo dell'immagine dipende da un senso narrativo: si è in attento servizio dentro una realtà immaginativa….La guarigione, se arriva, è prima di tutto guarigione del nostro senso narrativo, che dona un senso narrativo anche ai nostri disturbi. Dobbiamo prenderci cura dell'immaginazione, dal momento che può essere anche fonte del nostro disturbo" (p.94)
Anche per Hillman, come per Jung, è la psiche stessa a contenere i fattori di auto guarigione. La rinarrazione della propria vita alla luce delle componenti mitiche che l'anima rivela attraverso l'immaginario, modifica l'influenza patogenetica del passato.
Per Jung l'immagine è il veicolo attraverso cui coscienza ed inconscio si mantengono in relazione compensatoria. Cito da "Tipi psicologici": "L'immagine è un'espressione concentrata della situazione psichica totale… è espressione dei contenuti inconsci che sono costellati in quel momento. Questa costellazione avviene da un lato per l'attività specifica dell'inconscio e dall'altro in forza dello stato momentaneo della coscienza…Di conseguenza l'immagine è espressione tanto della situazione inconscia quanto di quella momentanea cosciente. L'interpretazione del suo significato non può quindi partire né dal solo inconscio, ma unicamente dal loro mutuo rapporto".(p.490,491)
Si può quindi dire che per Hillman, la psicoterapia sia un processo di acquisizione di consapevolezza del proprio mito personale o, come dice ne "Il codice dell'anima", di riconoscimento del proprio destino ; Jung invece attribuisce all'inconscio un potere trasformativo non solo rivelativo.
James Hillman - Le storie che curano-1983-Raffaello Cortina Editore-Milano1984
James Hillman - Il codice dell'anima-1996-Adelphi-Milano. 1997
Carl Gustav Jung - Tipi Psicologici-1921- Boringhieri- Torino.1977
OGNI ARTE IN CUI S' INARIDISCA L'IMMAGINAZIONE,
DIVENTA UNA SERIE DI TECNICHE, UNA PROFESSIONE
CURARSI CON LE FIABE
La vita ci presenta continuamente problemi da risolvere, ci pone davanti ostacoli da superare, ci mette in situazioni spiacevoli, da cui, a volte, è difficile uscire.
Non c’è vita né fiaba in cui tutto va sempre e solo bene. Tutto quello che ci possiamo augurare è di riuscire a superare i momenti critici e a proseguire il nostro cammino.
Le fiabe raccontate in terapia si fermano ad un certo punto. Sono racconti ammalati. Si fermano nel momento critico e non sanno come procedere. Questo è il vero problema, non la difficoltà che si presenta. Il disturbo organico o il sintomo psichico si presentano alla nostra coscienza come eventi incomprensibili, che avvengono in noi, ma che sono fuori dal nostro controllo e dalla nostra volontà. Non riusciamo a cogliere il significato e ci sentiamo impotenti. Questo è il motivo che porta la persona a chiedere aiuto. Noi non forniamo una soluzione, ma favoriamo lo sviluppo della capacità di arrivare in proprio a una soluzione.
La forza risanatrice è insita nel soggetto. Il terapeuta (“therapeuien”: “servire gli dei”) stimola questa forza, la sollecita ad agire.
La fiaba è uno strumento conoscitivo, una fotografia precisa, completa e dettagliata delle nostre vicende interiori. E’ un ‘immagine in movimento, che dichiara le forze in gioco e le loro relazioni. Permette di conoscere tutti gli elementi che non arrivano attraverso la comunicazione verbale.
La fiaba è un prodotto immaginario fantastico, che scaturisce da un mondo che è a cavallo tra coscienza e inconscio, è un prodotto intermedio tra una comunicazione verbale e un sogno.
Se esiste un rapporto così stretto tra corpo e psiche, che fa si che a uno stato fisico o psicologico corrisponde un certo prodotto immaginario (racconto, fiaba, metafora) 1) la modificazione dello stato psicofisico porterà una modificazione dell’immaginario, 2) la trasformazione dell’immaginario porterà a una trasformazione psicofisica.
(P. Santagostino, Riza Scienze, 1987, n. 17)
La fiaba agisce da ponte tra realtà e immaginazione,
tra corpo e pensiero, tra materia e spirito,
tra emisfero destro e sinistro.
Gli archetipi contenuti nelle fiabe agiscono su tutti i sensi.
La fiaba ha il potere di modificare i processi mentali
e di ripristinare quei circuiti patologici
(energia bloccata) che si creano nel corpo.
NOI SIAMO FIABE
La fiaba è un materiale di cui siamo fatti: il nostro corpo è fiaba, la nostra immagine esterna, i nostri interni sono fiabe. I nostri pensieri, i nostri percorsi, le nostre vite sono fiabe. E fiaba è l'odio e l'amore, gli incontri e gli addii. Fiabe sono i rapporti sentimentali, familiari, amicali. Fiaba è il tema, come motivo musicale conduttore, delle nostre vite. Ed ogni fiaba è tutte le fiabe. Le fiabe sono, infatti, la trama e il tessuto dell'anima, costituiscono le prime tracce di ogni progetto di vita. Sono modelli, archetipi, riferimenti antichi. Sono strade nel viaggio della vita, della conoscenza, della consapevolezza.
Le fiabe sono le parole dell'inconscio. Esse contengono i segreti, gli insegnamenti, le strategie, i rituali, gli obiettivi, i fini e le indicazioni dei mezzi per realizzarli… Esse procedono per visioni, analogie, intuizioni. Per tracce.
Fiabare è "agire la fiaba", cioè viverla utilizzando per tale "espressione- esperienza - ricerca - evento", tutti i linguaggi per la comunicazione e l'integrazione sociale insieme miscelati dall'uso interdisciplinare.
Ogni fiaba (olistico tassello nell'infinito quadro d'uno sconosciuto Sé) e l'atto di fiabare (l'action fabuleaux) prevedono, rivelano, consentono la scoperta, l'indagine, l'approfondimento e, spesso, la soluzione di ogni particolare e peculiare situazione che il soggetto, di volta in volta, di fiaba in fiaba, intende affrontare nel (col) proprio inconscio che è tassello dell'inconscio collettivo ("se uno di noi si taglia, sanguiniamo tutti!").
Saper fiabare, dunque, equivale a saper vivere, a saper trasformare la propria vita in progetti da realizzare, in crescita, in confronti, in superamenti, in accettazione di ogni sconfitta come di ogni vittoria con senso di realtà e responsabilità, ma anche con quella lievità e autoironia, che ci consentono un diverso e creativo stile di vita.
Le fiabe "agite" consentono l'insight, la consapevolezza, insegnano a gestire se stessi, educano alla solitudine, esercitano alla necessità del collaborare. Confermano, senza scandalo, la precarietà dei rapporti umani, di coppia, familiari, sociali. Aiutano a descrivere e affrontare l'insondabile, l'impervio mistero del vivere.
L'utilizzo della FIABAZIONE permette di sentire-capire subito a livello profondo, anche al di là di ciò che viene compreso nell'immediato, l'istintiva specialità di un evento che è "il farsi dell'anima". Le fiabe infatti, "producono anima", "danno corpo all'anima".
(M.R. Parsi, Riza Scienze,1990, n. 38)
La fiaba compone in sequenza una schiera
di eventi fantastici legati da un filo
che delinea il cambiamento del livello delle cose
(ad esempio: sortilegi e magie ridiscutono le certezze).
Sono passaggi di stato (come in fisica e in chimica)
dove il mistero viene appena sussurrato
e lasciato intendere.