Conosci il mito di Cura? La Psicologia Archetipica guarda sempre gli eventi attraverso i
miti.
Nel mondo romano Cura modellò l’argilla e Giove ne instillò linfa vitale.
Nacque così una disputa su chi tra Cura e Giove dovesse dare il nome alla nuova creatura. Arrivò Saturno
e decise così per tutti: a Giove sarebbe toccata
l’Anima dopo la morte, alla terra il corpo dopo la morte, mentre a possederlo durante tutta la vita sarebbe stata Cura.
In italiano cura significa anche inquietudine, preoccupazione, ansia!
L’Ansia ci impone di essere proiettati sempre in avanti.
L’Ansia ci costringe sempre a compiere un’azione, ci pone in uno stato di affanno da cui possiamo fuggire solamente se portiamo a compimento l’immaginario che ci propone.
...E SE IL MONDO AVESSE L'ANSIA E LA PROIETTASSE SU DI TE?
Se il mondo ha un’anima significa che non sono più solo io a proiettare l’anima sul mondo, ma è anche il mondo che proietta su di me le emozioni, tra le quali l’ansia.
In che modo il mondo è proiettato in avanti? Il mondo è proiettato in avanti, quando non ascolta la sua storia e i suoi antenati.
A volte, per curare sé stessi bisogna essere terapeuti del mondo e dell’ambiente che ci circonda.
Solo in quel modo potrai tener cura di Cura.
LA CURA (di HUMUS)
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie
Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo
Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore
Dalle ossessioni delle tue manie
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
E guarirai da tutte le malattie
Perché sei un essere speciale
Ed io, avrò cura di te
Vagavo per i campi del Tennessee
Come vi ero arrivato, chissà
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
Attraversano il mare
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te.
(Franco Battiato)
UNA STORIA DI POTERE
Cos'è un racconto di potere?
Un racconto di potere è capace di deprogrammare da automatismi profondi generati dai miti sociali e di aprire le porte a nuove possibilità di immaginazione e creazione. Esso libera da catene inconscie e permette di risvegliare forze precedentemente bloccate: è un atto magico.
La CURA(n)DE(r)A
All'alba del mondo, la Dea Cura, mentre passeggiava pensierosa nella solitudine, arrivata sulla riva di un
fiume, vide che i suoi piedi lasciavano un’impronta sull’argilla.
Cura infilò le mani in quel fango e vide che si modellava sotto le sue dita. Fece delle figure simili a sè. Vennero così perfette e belle che sembravano vere, così implorò Zeus che desse loro la
Vita.
ZEUS immediatamente esaudì la richiesta di Cura, per ricambiare la dedizione della Dea per tutte le volte che lo aveva assistito quando era stanco, massaggiato quando era indolenzito, ascoltato
quando era preoccupato e consigliato su come alleviare le ansie dell'Universo.
"Per tutte le volte che ti sei preso cura di me, io ascolterò la tua preghiera", disse.
Ma non appena Giove vide la meraviglia sotto ai suoi occhi, le due forme d'argilla si muovevano e danzavano come divinità, volle appropriarsene, dando loro il nome.
Si sa che dare il nome, significa dare la propria essenza, come nella Kabala e nella Genesi.
Nella discussione intervennero anche GEA.
Quando Cura, che amava ormai le sue creature, capì che quelli, piuttosto che abbandonare la disputa e la contesa, avrebbero distrutto la magia, corse a chiamare SATURNO, il saggio.
Questi, dopo lunga meditazione, così sentenziò:
"Tu, Giove, hai dato lo spirito. Alla loro morte, lo spirito tornerà a te"
"Tu, Terra, che hai dato l'argilla, alla loro morte riceverai il corpo".
"Tu Cura ,che per prima hai creato e fatto vivere il corpo, lo
“possiederai finché vivrà e si chiamerà Homo perché è stato tratto dall’ humus"
Cura era felice, ma cominciò a rendersi presto conto che quelle due creature erano mortali e fragili,
debolissime e incapaci di provvedere a se stessi autonomamente e se non costantemente nutrite, sostenute, restaurate, si rompevano.
Erano costantemente vittima della natura, del tempo, dei pericoli esterni e continuavano ad ammaccarsi e rompersi.
Nel frattempo Giove progettava conquiste e potere per quelle creature e Gea organizzava lavori nei campi e
subordinazione delle leggi del tempo.
Per Cura, invece, cominciarono le Ansie e gli affanni per mantenere in vita quegli esseri fragilissimi: non dormiva più, non mangiava più, e sopperiva ad ogni loro mancanza, soprattutto quando
cimentavano nei grandi progetti divini, che loro non riuscivano a portare a termine.
Si arrabbiava con Giove, Gea e Tempo, ricordando loro che era lei a dover organizzare la vita di Homo.
Ma gli altri non rinunciarono alle loro conquiste ambiziose, così sentenziarono di lasciare a Cura solo le creature più fragili e più inclini a sfaldarsi sotto il sole e a contatto con l'acqua e
il vento.
Cura fu declassata a Dea inferiore, capace solo di occuparsi di persone ansiose e angosciate, inabili e fragili, soprattutto femmine.
Ma La CURA(n)DE(r)A non si arrese e continuò a dispensare amore e attenzioni, a proteggere dalla malinconia, dai turbamenti, dalle ingiustizie e dagli inganni del tempo. dai dolori, dalle
ossessioni e dalla paura di invecchiare.
Parlava alle creature con amore, intrecciava i loro capelli come fossero un canto e donava loro le leggi del mondo.
"Guarirai da tutte le malattie, diceva, perchè sei un essere speciale e io avrò cura di te".
Intanto gli uomini, presi in faccende di potere e superiorità, non si ricordavano più di essere fragili oggetti di fango e continuavano a uccidere e soggiogare la Natura, comprese quelle anime
femminili che continuavano a tornare a Cura, chiedendo conforto.
Quando gli dei tutti si resero conto dell'opera di Cura, della sua dedizione e della sua instancabilità nel risalire le correnti gravitazionali, lei ormai era fuori dal tempo e dallo
spazio.
Lei era diventata LA CURANDERA, colei capace, nel silenzio di accollarsi le ansie e gli affanni, nell'inquietudine della precarietà umana nella sua quotidiana esposizione agli input del mondo e guarirli con il canto delle mani e l'incanto della voce.
(Di Antonella Zoe Di Natale)