Cosa hanno in comune la fiaba di Pelle d’asino, il gatto/la gatta con gli stivali, la fanciulla di Naso d’argento e altre fiabe dove il/la protagonista a un certo punto della storia usa dei travestimenti per nascondersi, fuggire, salvarsi.
La fanciulla di Naso d’argento, si cosparge di miele e si rotola nelle piume, così riesce a camuffarsi da uno strano essere piumato, passare davanti al suo carceriere e fuggire dal castello.
Che sia una pelle d’asino, di orso o di un altro animale, l’intento della fanciulla è fuggire da una situazione pericolosa, vivere sotto mentite spoglie, fingere di essere altro da ciò che si è.
Si abbandona la forma umana per assumere una forma animale. Questa vicinanza al mondo selvatico, risveglia delle qualità, delle risorse, dimenticate o rinnegate, che si rivelano utili, quando si è costretti a viaggiare in territori sconosciuti, privi di punti di riferimento.
Il gatto o la gatta con gli stivali, si avvicina al mondo umano, o mondano, indossando degli stivali, in verità abbastanza scomodi, che limitano l’agilità felina.
Mettersi nei panni dell’altro ci fa pensare, agire, muovere, sentire, come l’altro.
Indossare maschere o pelli per destrutturare l' identità e assumerne una nuova, fa parte degli antichi riti iniziatici, di cui le fiabe sono custodi.
Un gioco antico tra “essere e apparire”.
Chi saprà guardare oltre l’apparenza? Non certo Naso d’argento, o il re che cercava un marito ricco per la figlia. Ma il principe di Pelle d’asino, si. Lui si intestardisce, si ammala, pur di essere accudito dalla serva sporca e puzzolente. Perché ha percepito la sua “essenza”. E l’ha percepita col cuore.
Come possono venirci in aiuto nella nostra vita queste storie?
Hai presente quella sensazione di essere fuori luogo, diverso/a, strano/a?
Forse da piccolo/a ti dicevano di essere selvatico/a? Difficile da educare, da addomesticare.
La tua storia di “stranezza” è iniziata in famiglia, poi è proseguita a scuola e oggi ti ritrovi in contesti lavorativi e sociali dove vieni subito puntato/a, riconosciuto/a come uno/una fuori dagli schemi.
Ma quali schemi? Quelli di un mondo sclerotizzato su valori patricentrici, di competizione, individualismo, egoismo, che proprio non ti appartengono.
Invece di sentirti sbagliato/a, di sforzarti ad adeguarti, di prenderla sul personale, contempla questa visione e possibilità.
Il mondo “mondano”, la “patrix”, ha paura del mondo selvatico, poiché non è prevedibile, calcolabile, misurabile, e fa di tutto per avere e mantenere il controllo.
Lo vedi nella persecuzione della nostra fauna selvatica (lupi, orsi, cinghiali, etc) che ultimamente si sta facendo sempre più serrata e crudele.
Lo vedi negli ambienti lavorativi, scolastici, sociali, dove tutti sono omologati, schedati, standardizzati, dove il loro fare è senza umanità, empatia, anima.
E poi ci sei tu, il “diverso”, il creativo, il visionario, idealista, poeta, che è subito riconosciuto, additato, perseguitato, poiché in un mondo di grigi, chi è colorato è pericoloso.
Cosa fare quando ti trovi in questa situazione?
Puoi ispirarti ai protagonisti delle fiabe. Mascherati, ri-copriti, travestiti.
Usa l’esercizio della forma fittizia. Usa l’adattamento creativo, senza rinnegare la tua essenza.
Sai chi sei, non hai bisogno del riconoscimento o dell’approvazione altrui.
Guardati intorno, annusa, cerca i tuoi simili. Li riconoscerai se saprai guardare con gli occhi del cuore, che fanno andare oltre l’apparenza.
Non ti sfuggiranno dei piccoli dettagli.
Stai con il tuo branco, nutriti, ricaricati, dona.
E poi vai nel mondo delle apparenze, ma conserva una piccola fiamma, nel tuo cuore.
©Paola Biato