Questa ferita ha l'odore della terra: E' quella sensazione di sentirsi sporchi, schiacciati verso il basso, ad ogni tentativo di spiccare il volo.
E' una ferita che si produce quando veniamo svalutati, limitati, quando reprimono la nostra naturale vitalità.
E' quello sguardo di disapprovazione, che ci sporca dentro.
Quella sensazione di vergogna che ci fa sentire sbagliati.
Sbagliati per il nostro aspetto fisico, per il nostro essere maschi o femmine, per la nostra ingenuità, per essere poveri, per essere troppo o troppo poco.
Piano, piano inizia ad insinuarsi la convinzione di non "essere degni", di ricevere amore, di vivere, di realizzarsi.
Preferiamo diventare invisibili, pur di non subire ulteriori attacchi, pur di non rivivere quella sgradevole sensazione.
Ma per fortuna le fiabe ci vengono in soccorso. Ci mostrano la cura e la redenzione. Come l'immagine ferisce, così guarisce.
Lo sa bene Cenerentola e Vassilissa, che vengono costrette a fare lavori umili (umiliazione e umiltà hanno la stessa radice), o il grullo, nella fiaba delle 3 piume, o Jack del fagiolo magico, che vengono derisi per la loro sensibilità e ingenuità. Lo sa Biancaneve, Psiche e Medusa, la cui colpa è essere troppo belle, lo sa Pelle d'asino, o la Principessa pel di topo, che preferiscono coprirsi di pelli di animali e "apparire" sporche.
Come attraversare la ferita per andare oltre? Ci entro dentro.
Sai che le donne hanno la pelle 9 volte più sensibile degli uomini?
Ecco l'omeopatia delle fiabe. Il simile cura il simile.
Il lavoro sulle fiabe e con le fiabe e' una specie di omeopatia.
Vuol dire utilizzare quello che e' un prodotto della psiche stessa per guarire la psiche.
Indossare una pelle di animale conferisce il potere e le qualità di quell'animale, protegge dagli attacchi esterni, quando dobbiamo attraversare il bosco delle avversità, quando dobbiamo abbassarci, piegarci alle umiliazioni, quando dobbiamo guarire il nostro orgoglio.
Mi vengono in mente le psicomagie di Jodorowsky, quando dice: vai per la strada a chiedere l'elemosina.
La redenzione delle immagini e degli archetipi passa attraverso e produce una magia: quello di renderci non più vulnerabili, non più feribili.
L'ho attraversato e sono sopravvissuto. Ho sviluppato le mie difese immunitarie. Ho guarito la ferita emorragica. Me ne sono preso cura.
E questo è l'atto d'amore più grande che possiamo fare verso noi stessi. Amarci è la medicina.
©Paola Biato
LA FERITA DELL'UMILIAZIONE
Ferite invisibili: catene reali
Le ferite dell’anima non sono solo cicatrici, sono le lenti attraverso cui guardi il mondo. Ogni ferita distorce il modo in cui ti relazioni con te stesso e gli altri, e finché non le riconosci, saranno loro a decidere per te. Ecco cosa significa portarsele dietro.
La ferita dell’umiliazione ti fa provare vergogna per chi sei, per come ti comporti, per ciò che desideri. Sei cresciuto con l'idea che tutto di te è sbagliato, che meriti solo giudizio e disprezzo. Ogni volta che qualcuno ti critica o ti mette in discussione, la tua ferita si infiamma. Ti svaluti, ti compiangi, o ti ribelli con rabbia, ma il punto è sempre lo stesso: non ti senti mai abbastanza.
La ferita dell'umiliazione può riguardare la pulizia (il bambino quando si sporca), oppure la sessualità (masturbazione, desideri incestuosi), l'aspetto fisico, comportamenti ritenuti inappropriati.
Il bambino che vive l'umiliazione si creerà la maschera del MASOCHISTA. Il masochismo è il comportamento di una persona che prova soddisfazione e addirittura piacere nel soffrire. Cerca dolore e umiliazione quasi sempre in modo inconscio, si organizza per farsi del male o per punirsi prima che lo facciano gli altri.
Quando si riattiva la ferita da UMILIAZIONE, indossi la maschera del masochista. Questa ti fa dimenticare i tuoi bisogni così da pensare soltanto a quelli altrui e diventare una brava persona, generosa, sempre pronta a rendersi utile, anche al di là dei tuoi stessi limiti. Fai in modo di caricarti sulle spalle responsabilità e impegni di gente che pare avere difficoltà nel rispettare ciò che deve fare, e questo ancor prima che te lo chiedano. Fai del tuo meglio per renderti utile, sempre per non sentirti umiliato, sminuito. Così facendo fai in modo di non essere libero, cosa che sarebbe così importante per te. Ogni volta che il tuo agire è motivato dalla paura di provare vergogna di te stesso o dalla paura di sentirti umiliato, è segno che indossi la maschera del masochista.
Il masochista di solito è ipersensibile, e basta pochissimo per ferirlo; di conseguenza fa il possibile per non ferire gli altri. Non appena qualcuno, soprattutto fra le persone che ama, si sente infelice, crede di esserne responsabile. Crede che avrebbe dovuto, o non dovuto, dire o fare la tal cosa e non si accorge che, a furia di essere all'erta per cogliere gli umori altrui, non presta ascolto alle proprie necessità. Il masochista è, fra le cinque tipologie caratteriologiche, quella che presta meno ascolto ai propri bisogni, sebbene sia spesso consapevole di ciò che vuole. Il masochista s'infligge una sofferenza non ascoltandoli, il che contribuisce ad alimentare la sua ferita da umiliazione e ad ispessire la maschera che indossa. Fa tutto il possibile per rendersi utile, e questo è un mezzo, per lui, di nascondere la ferita e di darsi ad intendere di non soffrire di umiliazione.
Spesso è proprio per questo che il masochista viene riconosciuto per le sue capacità di far ridere gli altri, ridendo di sé.
È molto espressivo quando racconta un aneddoto, e trova sempre un modo per rendere i fatti divertenti. Prende se stesso di mira per far ridere gli altri. È un modo inconscio di umiliarsi, di sminuirsi, sicché nessuno può immaginare che la paura di provare vergogna sia eventualmente nascosta sotto parole che ci mettono di buon umore.
La minima critica che gli viene mossa lo fa sentire sminuito e umiliato. È inoltre uno specialista quando si tratta di autosminuirsi. Si vede molto più piccolo, molto meno importante di quanto sia in realtà. Non può concepire che gli altri lo considerino una persona speciale e importante ai loro occhi, e ho notato che il suffisso diminutivo "ino" è molto frequente nel suo vocabolario. Dirà, ad esempio: "Hai un minutino per me" oppure "La mia testolina" oppure "Ho un'ideina" oppure "Un pochino". Scrive piccolo, fa piccoli passi, gli piacciono le macchine piccole, le case piccole, i piccoli oggetti, i bocconi piccoli, e così via.
La libertà è molto importante per il masochista. Per lui essere libero significa non dover rendere conto a nessuno, non essere controllato da nessuno e fare quello che vuole quando vuole.
Da bambino, il masochista non si è sentito quasi mai libero, soprattutto con i suoi genitori. Costoro, ad esempio, forse gli impedivano di avere gli amici che avrebbe voluto, di uscire come gli pareva, oppure lo riempivano di compiti e di responsabilità in casa, come ad esempio occuparsi degli altri bambini. Devo però precisare che il masochista è incline a crearsi da solo degli obblighi, più spesso di altri tipi caratteriologici.
Quando si sente libero e sente che nessuno gli mette i bastoni tra le ruote, si dà alla pazza gioia, vive la vita a fondo, non ha limiti. In quel momento, il troppo diventa la regola in molti campi della sua vita: mangia troppo, compra troppo cibo, cucina troppo, beve troppo, fa troppo, vuole aiutare troppo, lavora troppo, spende troppo, trova di avere troppo denaro, parla troppo. Quando adotta uno di questi comportamenti, poi ne prova vergogna, sentendosi umiliato dallo sguardo o dalle osservazioni altrui. Ecco perché ha tanta paura di trovarsi senza limiti, convinto com'è che farebbe cose vergognose, vuoi sul piano sessuale, sociale, oppure nel campo degli acquisti, dei divertimenti, eccetera. Inoltre crede che se si occupa soltanto di se stesso non potrà più essere utile agli altri. Questo risveglia l'umiliazione vissuta da bambino, quando osava rifiutarsi di badare agli altri. Ecco perché c'è molta energia bloccata nel corpo del masochista. Se riuscisse a permettersi, senza provare vergogna o sensi di colpa, di essere libero così come ha bisogno di essere, il suo corpo dimagrirebbe, perché sbloccherebbe l'energia.
LA PIÙ GRANDE PAURA DEL MASOCHISTA È DUNQUE LA LIBERTA'. È convinto che non saprebbe gestire il fatto d'essere libero a modo suo. Inconsciamente, dunque, fa il possibile per non essere libero, ed è quasi sempre lui a deciderlo.
Il masochista ha il dono di attirarsi situazioni o persone che rumineranno. Ecco qualche esempio:
• la donna attira a sé un uomo che è imbarazzante, in pubblico, quando beve troppo;
• la donna si attira un compagno che continuamente fa la corte ad altre donne davanti a lei;
• l'uomo si attira una partner che si comporta in modo grossolano, soprattutto davanti ai suoi compagni di lavoro;
• la donna si macchia i vestiti, vuoi per mancanza di controllo della vescica, vuoi per un flusso mestruale troppo abbondante;
• uomo o donna, i masochisti hanno il dono di insozzarsi gli abiti quando mangiano in pubblico.
E importante ricordare che non è ciò che vivi che ti fa soffrire, bensì la tua reazione a ciò che vivi, a causa delle ferite non guarite.
Quale che sia la sua ferita, l'essere umano fa di tutto per non essere consapevole della propria sofferenza, perché ha troppa paura di provare il dolore che accompagna la ferita. Il masochista lo fa cercando di essere degno ad ogni costo. Usa spesso queste espressioni: "essere degno" e "essere indegno", e sovente si giudica indegno: indegno di essere amato, indegno di venire riconosciuto. Appena si considera indegno, non merita di concedersi un piacere, merita invece di soffrire. Il tutto, perlopiù, avviene a livello inconscio.
CARATTERISTICHE DELLA FERITA DA UMILIAZIONE
Mancanza di libertà. Sentirsi umiliato dal controllo di questo genitore.
Maschera: masochista.
Corpo: grasso, tondo, non tanto alto, collo grosso e rigonfio, tensioni al collo, alla gola, alle mascelle e alla pelvi. Viso rotondo, aperto.
Occhi: grandi, rotondi, spalancati e innocenti, come quelli di un bambino.
Carattere: spesso si vergogna di sé e degli altri o ha paura che gli altri si vergognino di lui. Non gli piace andare in fretta. Conosce le proprie necessità ma non le ascolta. Si fa carico di troppe cose. Mantiene il controllo su tutto per evitare la vergogna. Si crede un sudicione, senza cuore, un porcello o comunque infimo rispetto agli altri. Empatico. Fa del suo meglio per non essere libero, in quanto "essere libero" significa "illimitato". Se è senza limiti, ha paura di straripare. Gioca a fare la mamma. Ipersensibile. Punisce se stesso, credendo di punire l'altro. Vuol essere degno. Prova un senso di disgusto. Prova vergogna sul piano sessuale, ma è sensuale, e non ascolta i propri bisogni sessuali. Compensa e si gratifica con il cibo.
Massima paura: la libertà.
Alimentazione: gli piacciono gli alimenti grassi, il cioccolato. È bulimico, oppure mangia tante piccole porzioni. Prova vergogna nel comprarsi o nel mangiare dolciumi.
Possibili malattie: disturbi alla schiena, alle spalle, alla gola, angina, laringite, problemi respiratori, problemi alle gambe, ai piedi, varici, storte, fratture, disturbi al fegato, alla tiroide, pruriti cutanei, ipoglicemia, diabete, disturbi cardiaci.
COME GUARIRE
Amare e accettare una ferita significa riconoscerla, significa sapere che sei tornato sulla Terra per risolvere questo genere di ferita, e per accettare che il tuo ego voglia proteggerti. In seguito, ringrazia te stesso per aver avuto il coraggio di creare e di alimentare una maschera che ha contribuito alla tua sofferenza.
Oggi, tuttavia, questa maschera, più che aiutarti comincia a nuocerti, giacché è venuto il tempo di decidere che puoi sopravvivere anche se ti senti ferito. Non sei più un bambino piccolo, incapace di gestire la propria ferita. Ora sei un adulto, con più esperienza, più maturità, con una visione diversa della vita, e che d'ora in poi ha intenzione di amarsi di più.
La ferita da UMILIAZIONE è in via di guarigione quando ti concedi il tempo di verificare le tue necessità prima di dire di sì agli altri. Ti fai carico di molte meno cose, ti senti più libero. Smetti di creare dei limiti per te stesso. Sei anche capace di fare domande senza sentirti uno che disturba, se non addirittura un rompiscatole.
(fonte: Lise Bourbeau, le 5 ferite emozionali)
Scrivi commento